I corpi di tutti

Trovo che uno dei principali obiettivi di una persona di sinistra debba essere l'abbattimento di ogni genere di discriminazione sociale. Per questo trovo particolarmente interessanti i movimenti femministi, e credo che — come del resto sulle altre questioni di diritti civili, di discrimazione o di razzismo — abbiamo molto, forse tutto, da imparare dai movimenti americani.

É superfluo dire che queste questioni in Italia sono di grande attualità. In particolare, lo è il dibattito* tra chi sostiene che Il Corpo Delle Donne sia attualmente oggettificato e ridotto a bambola gonfiabile da parte dei mass media berlusconiani (questa è la posizione ortodossa di sinistra: cito Zanardo e Lerner) e chi sostiene che, anche se è così, bisogna considerare che il corpo delle veline (o delle prostitute) appartiene a loro stesse e quindi combattere l'uso che ne fanno significhi combattere una loro libera scelta (v. Bordone).

Questo dibattito non è facile ed echeggia, anche se forse un po' da lontano, quello tra femministe anti-pornografia e quelle pro. Qui in realtà ho pochi dubbi: come consumatore di porno, so che i porno non veicolano alcun messaggio che non sia l'eccitazione sessuale dello spettatore, che è di per sè cosa buona e giusta; non fanno differenza tra oggettificazione femminile (anal rape) e oggettificazione maschile (slave-mistress), nè fra l'eccitazione causata dal vedere un uomo soddisfatto e il corrispettivo femminile (spessissimo, i porno migliori lo sono per via di una visibile gioia della protagonista). La pornografia, dal mio punto di vista, non è "the perfect propaganda piece for patriarchy" (Gail Dines) ma piuttosto il migliore ritratto della libertà di scelta della propria sessualità. Un grandioso manifesto della libertà che ognuno deve avere di scegliere liberamente cosa lo attrae di più.

Però, bisogna dire, dibattere sugli effetti culturali della pornografia è estremamente più riduttivo: la pornografia tange una parte di paese esponenzialmente minore rispetto ai telespettatori di striscia. E questo cosa significa? Significa che l'effetto culturale di striscia è incredibilmente più massiccio; e l'omogeneità è assicurata, in uno stato con 3-4 media televisivi. Non c'è la libertà di scelta del contenuto tipica della pornografia internettiana: c'è un modello verticale in cui i dirigenti di palinsesto decidono i contenuti che potrebbero interessare la maggioranza di pubblico e li propongono.

Indubbiamente il modello unico proposto da mediaset con Striscia, Mai Dire Lunedì etc etc. è quello del velinismo: la donna muta in mutande, e l'uomo a presentare. Al limite, una Michelle Huntziker con le zinne di fuori. E questo modello culturale è sicuramente dannoso, dal punto di vista della considerazione che la donna ha nella nostra società (c'è bisogno che gugoli io il tasso di disoccupazione femminile o la presenza di donne nei posti di potere nel nostro paese? Dai, li sapete, tanto). E rivendicare la libertà di scelta delle 18enni che si candidano a diventare veline è un po' fuorviante, quando questa scelta avviene dopo anni di esposizione a questo modello culturale. Non credo questo sia moralismo: chi fa una scelta che io considero egualmente sex-work, come la prostituta o la pornoattrice, ma lo fa chiaramente senza questa spinta culturale fortissima ma anzi con un generale rimprovero collettivo da parte della società, non merita a mio giudizio neanche una virgola di disapprovazione.
Nel senso quindi che non rispetto le ragazze che scelgono di divenire veline? Sicuramente non credo ci si debba indignare nei loro confronti. Ma far presente loro, anzi, propagandare verso di loro che esistono altri modelli, altre aspirazioni, credo sarebbe un puro atto di riequilibrio contro le onde televisive che il Caro Premier continua a irradiare nelle nostre case.


*Mi appassionano i dibattiti interni alla sinistra, perchè mi sembra che sia spesso un dialogo che dà i suoi frutti e basato su fondamenti comuni, al contrario del dialogo con quella parte del paese clericofascista, che personalmente fatico molto a capire.



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