Molte persone della mia generazione, di tanto in tanto, festeggiano la cosiddetta "morte delle ideologie". Siamo spesso chiamati una generazione "post-ideologica". Più che altro perchè siamo cresciuti dopo la caduta del comunismo sovietico.
Quel che è curioso è che il concetto di "ideologia" è (come molti altri che usiamo spesso) un'eredità di Marx. Lui intendeva dire che molti interpretano la realtà attraverso schemi di pensiero "definiti a priori", e diffusi per il tornaconto personale di una qualche classe di persone. Probabilmente, il vecchio Karl sarebbe stato davvero contento se qualcuno gli avesse detto che le "ideologie" sarebbero state sconfitte: avrebbe pensato ad un mondo in cui il comunismo avrebbe trionfato contro gli schemi di pensiero liberali e borghesi.
Purtroppo per lui non è andata così: l'ideologia liberale ha prevalso, e ha usato il termine "ideologia" contro il comunismo stesso, e quando questo è morto ha decretato la sconfitta delle ideologie. Ma non sono solo morte le
altre ideologie? Di sicuro tutto ciò odora di paradosso. Insomma, se le ideologie non sono morte — Marx, che le ha definite, affermerebbe convintamente che dominano la nostra vita ancor più che nel 1880 — cosa diavolo stiamo dicendo? Cos'è che è morto?
Quel che si intende di solito è che sono morte tutte quelle interpretazioni della vita che danno più importanza ad alcuni aspetti piuttosto che ad altri. Che è morto l'ideale nazista, e l'idea che il sangue conti più delle azioni; negli anni novanta hanno decretato morto l'ideale comunista, l'idea che l'equità sia più importante della libertà individuale; e così via. Detta così, però, è difficile lasciar fuori una qualunque idea su cosa sia davvero importante nella vita; e se questi ragionamenti li facciamo morire tutti, quello che rimane è solo il "quieto vivere" — anzi, neanche quello. (Si sente Marx da lontano che ci dice che questo significa solo che c'è
qualcun'altro che li decide per noi.)
Se noi ammazziamo tutti gli ideali, esibendo orgogliosi una medaglia per non averne più, possiamo stare certi che anche "democrazia", "libertà di parola", etc sono idee che finscono incluse tra le vittime. E quando seppelliamo uno di questi — il quale dipende da chi legge — le conseguenze le paghiamo tutti. Magari un giorno qualcuno lo farà per il proprio interesse, e per opporsi bisognerà avere ancora in sè un ideale, un'idea, un obiettivo: oppure si starà solo aspettando che qualcuno ne abbia uno buono anche per noi. Se questi oppositori riescono ad aver successo, con un po' di fortuna si farà ancora in tempo a sputare sul cadavere dell'ideale vecchio in piazza e portare in trionfo quello nuovo; ma senza chiamarlo ideale, occhio! Si deve sempre aver appuntata la medaglia di non averne.
Il problema qui è che essere post-ideologici diventa smettere di interpretare tutto ciò che sta al di là del proprio naso, e fare giuramento di non dire più "questo è più importante" davanti a niente. Solo che questo più che essere post-ideologici — qualunque cosa significhi — mi sembra semplicemente ignavia. Quel che è peggio, ignavia controproducente.